Elie Wiesel – La notte

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Qui non ci sono padri, fratelli, amici. Ognuno vive e muore in solitudine

Maggio 1944 a Sighet, monti della Transilvania. Elie Wiesel ha poco più di 15 anni quando allo Judenrat arrivò l’annuncio della chiusura dei ghetti e la deportazione degli abitanti, perlopiù ebrei ortodossi. Vennero tutti stipati su vagoni ferroviari e mandati al campo di Auschwitz-Birkenau e qui divisi: Elie e suo padre nel gruppo di sinistra, sua madre e le sue sorelle a destra. Elie in quel momento perderà una delle sue sorelle e sua madre, mandate direttamente nelle camere a gas.

Nel racconto emergono gli sforzi compiuti da Elie e suo padre per restare uniti in quello che sarà un lungo e sofferente periodo di prigionia. Giorno dopo giorno aumenta il suo dolore nel vedere il padre sempre meno in forze e impotente.  Da Birkenau vennero trasferiti a Monowitz dove le violenze ed i soprusi aumentarono sempre più e successivamente con l’avvicinarsi dell’esercito sovietico percorsero la marcia della morte. Arrivarono a Buchenwald dove il padre, percosso da un agente delle SS per avere fatto troppo rumore, morì nella notte. 

La sua ultima parola fu il mio nome. Una chiamata, alla quale non risposi. Non piansi, e provai dolore per il non poter riuscire a piangere. Ma non ho più avuto lacrime

È il 5 aprile del 1945 quando iniziò a delinearsi un’altra marcia della morte. Ma non arriverà mai quel momento. Un gruppo di detenuti attaccò gli agenti delle SS prendendo il controllo del campo. Siamo ormai alla fine dell’incubo. Poche ore dopo comparve un carro armato americano.  La liberazione è arrivata! 

“La notte” è un racconto storico, autobiografico, di un ragazzo che, come tanti, ha visto e vissuto gli orrori dei campi di concentramento.  Un cammino doloroso, pieno di paura, che è arrivato fino ai giorni nostri. 

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