Pakistan, 1983. a Muridke nasce Iqbal Masih.
La situazione in Pakistan è di estrema povertà e molte famiglie sono costrette ad indebitarsi per poter mangiare. I debiti aumentano e in quel momento vengono mandati a lavorare i bambini. Nelle fornaci, nelle concerie, dai venditori di tappeti. Bambini di pochi anni, costretti ad una vita di schiavitù.
Iqbal è uno di loro. Quello che la storia ci racconta è che venne mandato a lavorare, alla tenera età di 4 anni, da un venditore di tappeti.
Passano gli anni e arriviamo al 1992, quando riesce a scappare e si imbatte in un comizio del Bonded Labour Liberation Front, un’organizzazione per l’abolizione della schiavitù minorile.
Iqbal ne diventa, seppur giovanissimo, una figura importante. Partecipa a conferenze e dibattiti per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti negati ai bambini. Grazie a lui vengono chiuse fabbriche, vengono liberati bambini, la sua forza mediatica è straordinaria.
Gli anni passano ed arriviamo al 1995. Iqbal è ancora giovanissimo, ha infatti solo 12 anni.In circostanze ancora non chiarite viene ucciso. Iqbal muore.
Oltre al romanzo scritto da Francesco D’Adamo è uscito un film nel 1998 diretto da Cinzia TH Torrini che ripercorre la sua vita.
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